Il libro: Sant’Antuono e le battuglie di pastellessa. Fede e tradizione a Macerata Campania (Vincenzo Capuano, Seconda edizione, 2018)

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Ogni anno il 17 gennaio il caratteristico centro storico di Macerata Campania si anima per i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate, Sant’Antuono per i maceratesi. Botti, tini e falci, trasportati su enormi carri per le strade del paese, sono percossi da oltre 1000 persone per dar vita ad una delle feste più ritmate al mondo.

Vincenzo Capuano, ingegnere, impegnato con l’Associazione Sant’Antuono & le Battuglie di Pastellessa nella Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, presenta la festa di Sant’Antuono, invitando coloro che non hanno ancora partecipato all’evento a raggiungere Macerata Campania. Completano il volume l’introduzione di Luigi Ferraiuolo, l’intervento di Luca Rossi e la postfazione di Corrado Sfogli.

Il libro “Sant’Antuono e le battuglie di pastellessa. Fede e tradizione a Macerata Campania” di Vincenzo Capuano non è una semplice guida descrittiva, ma riflette una vera e propria ricerca identitaria, rappresentando un’opera di grande importanza per chi voglia conoscere o approfondire la musica rituale, le radici popolari, l’identità comunitaria di una festa unica. Un testo consigliato non solo per studiosi, ma per chiunque desideri esplorare una delle espressioni più vibranti della cultura campana.

  • Titolo: Sant’Antuono e le battuglie di pastellessa. Fede e tradizione a Macerata Campania
  • Autore: Vincenzo Capuano
  • Introduzione: Luigi Ferraiuolo
  • Interventi: Luca Rossi, Luigi Ferraiuolo
  • Postfazione: Corrado Sfogli
  • Copertina: Vincenzo Polcari
  • Editore: Centro Studi Historia Loci dell’Associazione Sant’Antuono & le Battuglie di Pastellessa – Macerata Campania (CE)
  • Anno di pubblicazione: 2018, Seconda edizione
  • Formato: 6”x9”, brossura
  • Numero pagine: 84
  • ISBN: 9780244439699
Introduzione di Luigi Ferraiuolo

«Gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi», diceva Sant’Agostino.

Succede così anche a Macerata Campania, dove l’antichissima festa cristiana di Sant’Antuono, Sant’Antonio Abate, celebrato in tutto il mondo come il protettore dei lari familiari, del lavoro nei campi, degli animali domestici, diventa anche il Santo del ritmo primordiale, della musica primigenia; ma della sua storia, di ciò che rappresenta, in molti sanno ben poco. È questo il principale motivo per cui è meritoria questa agile pubblicazione di Vincenzo Capuano, che da circa dieci anni ormai ciondola, si aggira, studia, tocca, prega, fa propria l’anima di questa festa religiosa unica al mondo.

Secondo l’uso corrente – spesso un po’ becero e semplificatore – degli studiosi delle tradizioni dei popoli, queste feste, specialmente quelle religiose, sono sempre il lento stratificarsi di usi e costumi diversi inglobati man mano da tradizioni più forti successive.
Io credo non sia così!

A Macerata Campania sono convinto che questa sia, come nella maggior parte dei casi, una festa religiosa, unicamente cristiana e cattolica, che partendo dalla necessità di sconfiggere il diavolo che poteva dannare il lavoro di una vita intera o di un solo anno, individua il modo migliore come comunicare alla propria gente il “metodo” per lottarlo. E il modo migliore per parlare alla maniera dei maceratesi, ma nello stesso tempo l’empito naturale del popolo di Macerata verso la fede, si espresse attraverso il culto di Sant’Antuono. Si badi bene, questa non è una riscrittura o una rilettura delle origini della festa, ma semplicemente la corretta interpretazione religiosa.

Non c’è soluzione di continuità nel Cristianesimo nel prima e dopo Cristo. Se poteva accadere il fenomeno – unico al mondo – di perpetuare o far nascere il ritmo primordiale, nell’aura di Sant’Antuono o grazie a Sant’Antuono, si sarebbe potuto verificare solo a Macerata Campania, in tutto il nostro pianeta. Solo qui infatti esiste ed esisteva il brodo di cultura capace di creare e tutelare nei secoli la musica di Sant’Antuono. Non a caso in questa piccola cittadina, in questo paese, c’è la più alta densità di suonatori tradizionali d’Europa: ben mille su diecimila abitanti, come ha molto ben argomentato su “Il Mattino” il giornalista Claudio Lombardi. Infatti, Macerata Campania si autodefinisce, lo spiega bene Capuano, il “Paese della Pastellessa”, della musica a pastellessa: per onorare cioè le battuglie di pastellessa (vere e proprie orchestre ambulanti), composte dai bottari che suonano sulle Arche che girano per le strade del paese durante la festa. Io, a dire la verità, però, lo chiamerei “Paese della musica” o del “ritmo primordiale” o meglio ancora il “Paese della musica di Sant’Antuono”. Sarebbe più confacente alla sua storia e al suo vero valore, e nello stesso tempo avrebbe un effetto paideutico sugli abitanti, ma soprattutto su chi arriva a Macerata Campania per conoscerlo, visitarlo, partecipare alla festa di Sant’Antuono.

Macerata, in pratica, è un paese di musicisti, il paese della musica; ma nessuno, se non chi viene da fuori e si dedica alla sua gente, se ne accorge. Eppure proprio su questo versante gli Enti, come la Regione o lo Stato o i Conservatori Musicali, dovrebbero fare molto di più: incentivare strutture che insegnino la musica, laboratori di danza e canto, centri studi sui ritmi digitali; ma purtroppo mancano gli adeguati investimenti.

Però, qualcosa nel suo piccolo la cittadina, oggi amministrata con tanto impegno dal sindaco Stefano Antonio Cioffi, ha fatto, anche se da sola: nel 2012 ha avviato significativi interventi di salvaguardia e sostegno del patrimonio culturale immateriale e della diversità culturale della comunità, riconoscendo ufficialmente la festa di Sant’Antuono, in linea con le Convenzioni UNESCO. Quasi a seguire, l’Associazione Sant’Antuono & le Battuglie di Pastellessa è stata accreditata dall’UNESCO, varcando così i confini nazionali. C’è poi l’Istituto Comprensivo diretto dalla dirigente scolastica Carmela Mascolo, a cui va un plauso forte, che è a indirizzo musicale e ha avviato un progetto con i propri docenti e gli alunni per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale cittadino. Un progetto in cui ha coinvolto in modo attivo la comunità e gli anziani del posto, nella veste di maestri dei giovani alunni, e che gli ha consentito di aderire alla Rete Nazionale delle Scuole Associate all’UNESCO. Le scuole elementari e medie, inoltre, sono intimamente legate, come tutta la comunità, alla Parrocchia di San Martino Vescovo retta da don Rosario Ventriglia e il loro lavoro condiviso sta dando tanti frutti. Infatti è nel cuore pulsante ecclesiale che la festa e il ritmo musicale si sono formalizzati ed è quello il recipiente che tutto tiene e protegge. È questo un percorso da proseguire, aumentando la consapevolezza dei maceratesi di essere in un luogo speciale, poi tutto verrà da solo.

È bello come nel libro, proprio partendo da questo, Capuano cerchi di inserire anche tutte le generazioni che hanno dato qualcosa alla salvaguardia della festa: dal presidente Alfonso Munno, a Mimì Salzillo ad Andrea Massaro. L’elenco è lungo, bisogna necessariamente scorrere le pagine del volume.

Leggendo il testo, viene poi fuori anche che i maceratesi, pur se conoscono la loro festa, non la raccontano bene. La prima cosa da fare per il paese è aumentare l’input alle ricerche e dare almeno a tutti i gruppi musicali e poi a tutti i maceratesi la consapevolezza di essere in un luogo straordinario, anche con un univoco modo di presentarsi al pubblico. Una specie di corporate branding civica.

Sfogliando le pagine di Vincenzo Capuano, mi ritornano alla mente, come nel docufilm “Libera nos a malo”, i vari momenti della storia della città… È come fosse una trascrizione in saggio di molte di quelle storie: ecco, se fosse possibile, io vorrei che una copia di questo libro e una copia del docufilm fossero in tutte le case di Macerata, sempre sul comodino e accanto al televisore o al PC. Ci provi Capuano a farne una copia per tutta la città!

Un altro aspetto che il segretario della Ong tocca è quello della lotta contro il demonio. Quest’ultimo è un tema da approfondire. Non esiste al mondo – a mia modesta memoria – un altro luogo dove le persone hanno un’arma per combattere il diavolo e, per chi non crede, il male. Ed è bellissimo che sia poi la musica, un ritmo musicale. Ecco questo è tutto un altro filone da approfondire e divulgare. Anche perché io, da modesto viaggiatore, sono venuto a Macerata la prima volta anche per questo motivo. Per la curiosità di capire cosa avesse a che fare il diavolo con un borgo rurale come era un tempo Macerata Campania e con la musica. E quante altre persone verrebbero, se lo sapessero?

La risposta è stata sorprendente: un docufilm. «Libera nos a malo: la musica di Sant’Antuono contro il diavolo a Macerata Campania».

Leggete il libro di Capuano e subito dopo mettetevi in auto e venite a Macerata Campania. Il docufilm lo potete trovare su YouTube.

Associazione Sant'Antuono & le Battuglie di Pastellessa
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