Ritmi primordiali sprigionati da falci, tini e botti capaci di scacciare il demonio, in un rito secolare che si rinnova di anno in anno a Macerata Campania. E’ la tradizione musicale in onore di Sant’Antuono (ovvero Sant’Antonio Abate) che ogni anno il 17 gennaio viene celebrata a Macerata Campania, un tempo un rione dell’antica Capua etrusca e romana, in provincia di Caserta. Un mix di religiosità, folklore, tradizioni e partecipazione raccontati dal documentario ‘Libera nos a malo’, realizzato dal giornalista Luigi Ferraiuolo, autore di numerose pubblicazioni e docufilm, prodotto da Rete Blu per Tv2000 e andato in onda in prima tv l’8 giugno 2017 alle 22.50 e in replica il 9 giugno alle 19. Il documentario per l’interesse culturale, storico e artistico, è stato presentato il 1° dicembre 2017 a Jeju in Corea del Sud al “Forum mondiale delle NGO accreditate UNESCO”, per la prima volta di un documentario nella storia del Forum, per sostenere il cammino di Macerata Campania e ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità per la musica di Sant’Antuono. Il docufilm vede il sogno di un bambino, Pasquale, dare inizio al racconto di questa festa che coinvolge tutte le generazioni, tramandandosi da secoli di padre in figlio senza soluzione di continuità. Gli elementi portanti sono la musica a percussione che si ricava dagli attrezzi della terra, i carri a forma di barca decorati con foglie di palma e la pasta con le castagne bollite. Chi suona questi strumenti viene chiamato “bottaro”, l’insieme dei bottari è definito “battuglia”, che è anche il nome del carro, e la pietanza della festa prende il nome di “pastellessa” (piatto preparato da quello che tutti ricordano come Zì Antonio). Il sogno di Pasquale è di diventare “capobattuglia”, come il padre ed il nonno. Ha 11 anni e suona da quando ne aveva 6. Il valore di questa musica? “Scaccia i demoni che sono cattivi. Il ritmo ricorda il cielo”, dice Ilaria, 11 anni, che suona la falce. A Macerata Campania la tradizione vuole che la musica ottenuta percuotendo gli strumenti da lavoro della terra allontani il maligno per avere un ottimo raccolto, ma oggi è utilizzata anche per la musicoterapia.